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L'Italia dispone di un enorme patrimonio storico e artistico: ma gli Italiani sono in grado di riconoscerlo? E sono in grado di riconoscersi in quel patrimonio? Molti sono gli indizi, e non poche le prove, di una frattura tra ciò che si ha e ciò che si è: in altre parole, la coscienza collettiva circa i Beni culturali è modesta, incomparabile con la grandezza di quei Beni, e forte il dubbio che gli Italiani siano individualmente produttori di cultura ma nell'insieme non un popolo di cultura. Entrano in ballo le contraddizioni circa l'identità nazionale, i dilemmi del processo di unificazione, le disparità territoriali; e, inoltre, la separazione tra l'Italia pubblica e l'Italia privata, le distanze tra quella sottostante e quella superficiale, il distacco tra quella dell'élite e quella della massa. Senza dimenticare queste aspre condizioni "esterne", il testo percorre i sentieri della scuola, una delle istituzioni meno valorizzate del paese. Nella decisa convinzione che se non si agisce sul potenziamento della domanda la sovrabbondanza dell'offerta sarà sempre paradossalmente insufficiente sia per la vita dello spirito che per la vita pratica.